I sapori da ricordare

Per gli irriducibili amanti del buon cibo

Costruire domani; insegnare l’alimentazione

Insalata estiva

Ormai che il capitolo degli studi è voltato (da un bel po’; in realtà sono già passati 6 anni!), posso fare un’analisi abbastanza oggettiva rispetto a quel periodo. Il mio percorso è stato abbastanza lungo con 7 anni di studi post maturità tra un anno di Scienze Politiche, due di French prep school e quattro di Business School. Pur essendo passati pochi anni dalla mia laurea, mi sembra che gli insegnamenti che abbia ricevuto si limitino a poca sostanza. Sicuramente i principi generali di Economia mi sono rimasti in mente, qualche nozione di Finanza, certamente quelle di Social Innovation che devo al Politecnico di Milano. Ma che dire del resto? Beh poco! Quando penso alle ore e anni dedicati allo studio, pur non avendo mai incontrato nessuna particolare difficoltà – tranne in Matematica! – e avendo pure provato piacere nello studio, constato sempre con tristezza il poco che mi è rimasto.

Più volte mi è capitato di affrontare quella conversazione con i miei amici: come mai ci siamo dimenticati quasi tutto? Anziché studiare teorie che non avremmo mai utilizzato, perché non introdurre materie più pratiche e sicuramente più utili per farci trovare più preparati alla “vita da adulti”? Non avrebbe senso insegnare gestione delle finanze personali, idraulica, procedure amministrative, alimentazione? Alimentazione… Se concordo su tutte le altre proposte, l’alimentazione mi pare quella più basilare, più importante in assoluto.

Perché? In primis, per il semplice motivo che l’alimentazione è purtroppo molto determinata dalla condizione sociale. Una persona che cresce in una famiglia educata, agiata, con opportunità e possibilità di informarsi usando fonti valide, che gode di un “capital social” notevole, sarà indubbiamente più propensa a seguire una dieta sana ed equilibrata rispetto ad una persona che viene da un ceto più basso, con una forte attenzione verso i prezzi, che ha poche informazioni a disposizione e per cui la nutrizione è, di conseguenza, secondaria. Si parte quindi da una profonda disuguaglianza tra i vari strati della società ma che impatta tanti aspetti della vita, le cui conseguenze sono forti. Non si limita al semplice mangiar bene o alla possibilità di andare al ristorante quando si ha voglia. Si tratta di un atto che va ripetuto più volte al giorno lungo la vita, un bisogno vitale che tutti, in qualsiasi modo, dobbiamo soddisfare.

In effetti, alimentarsi significa introdurre nel proprio corpo componenti, un atto mai banale. Ricordo mia nonna che ci raccontava di aver sofferto dalle privazioni dovute alla Seconda Guerra Mondiale e che si erano prolungate più anni anche una volta finita la guerra. Questo triste capitolo della Storia le aveva ha impattato la sua crescita ed il suo rapporto con il cibo. Ad oggi, gli scandali emersi sul glifosato, i GMOs o gli alimenti ultra processati, ci ricordano fin troppo bene quanto una scarsa alimentazione può dannare la nostra salute. Ci sono chiare evidenze scientifiche sulla relazione diretta di causa e effetto tra ingerimento di prodotti pericolosi per la salute e aumento del rischio di sviluppare cancri. Proporzioni tenute, anche il consumo di zuccheri fin da piccoli evidenzia una propensità al diabete e all’adozione di stili di vita squilibrati per tutta la vita. Al contrario, la Dieta Mediterranea è stata riconosciuta Patrimonio Culturale Immateriale dell’Umanità dall’UNESCO nel 2010 come modello alimentare virtuoso con numerosi studi scientifici che hanno confermato i vantaggi per la salute. Questo riconoscimento non è dovuto solo ai benefici nutrizionali, ma al suo valore come stile di vita olistico che abbraccia la cultura, le tradizioni e l’ambiente dei Paesi del Mediterraneo. Così, i principi di questa dieta sono la chiave per uno stile di vita sano e duraturo. Questo modello virtuoso meriterebbe di essere adottato universalmente, data la sua comprovata capacità di assicurare una salute migliore e un benessere più diffuso.

Verdure estive grigliate con erbe aromatiche e feta

Per questo motivo, la sofferenza che nasce dalle carenze di cibo o da una scorretta alimentazione, mi sono insopportabili. Non sono delle scelte ma il risultato di elementi condizionanti direttamente collegati dall’ambito in cui uno nasce. Cambiare abitudini non è una semplice questione di impegno e di volontà; un corpo che è stato abituato fin dalla nascita ad un certo tipo di stile di vita difficilmente si stacca di queste condizioni iniziali. Non è neanche una questione culturale da cui poter uscire armandosi di informazioni e di insegnamenti, altrimenti sarebbe troppo facile.

Ho sempre pensato che senza il cibo, siamo solo un insieme di organi, pelle, ossa e liquidi ma privo di energia, incapace di svolgere anche le azioni più essenziali alla nostra sopravvivenza. Infatti, di fame si muore. Anche la sola carenza di cibo ci priva dell’energia necessaria per affrontare la giornata. Non a caso il School Milk Act introdotto in Gran Bretagna nel 1944 rese il latte gratuito per tutti gli alunni sotto i 18 anni per permettere a ciascun alluno di poter studiare correttamente e così di limitare, almeno in parte, le disuguaglianze tra di loro. Pochi mesi fa, tristemente, il Presidente francese E. Macron ha rievocato quell’iniziativa constatando che i dati parlano da sé; ci sono ancora bambini che arrivano a scuola a stomaco vuoto, il che può rappresentare un freno vero e proprio alle loro chance di successo a scuola. Come trovare la concentrazione, l’energia di ragionare, di ascoltare, scrivere, contare quando la macchina non ha benzina? Impossibile ed impensabile, oltre ad essere un’ingiustizia che non ci può lasciare indifferenti.

Inoltre, le previsioni sull’obesità a livello globale per il futuro fanno paura; indicano un aumento significativo entro il 2025, con circa il 60% di adulti e il 31% dei bambini e giovano in sovrappeso o obesi. Se alcuni paesi hanno provato a lottare contro tale fenomeno promuovendo leggi di tassazione dei cibi con alti livelli di grassi e zucchero (penso ad esempio al Messico che nel 2014 ha introdotto la cosiddetta “soda tax” con risultati incoraggianti) e così obbligato gli attori dell’industria agroalimentare a rivedere le loro ricette e a prevedere delle alternative più sane, c’è ancora tanta strada da fare. Alcuni paesi “in via di sviluppo” che hanno sofferto per decenni di carestia ad oggi riproducono diete ricche di calorie e deboli in nutrimenti sani, moltiplicando i rischi sanitari per la popolazione. In America ma non solo, gli studi evidenziano quanto la provenienza sociale abbia un impatto sull’alimentazione; quando c’è fame e poco denaro, naturalmente uno tenderà a comprare le patatine fritte sicuramente più sazianti di un’insalata verde. Il problema maggiore di queste diete squilibrate e dannose per la salute portano le persone ad essere sempre più vulnerabili verso malattie cardio-vascolari, virus, oltre al nostro modo di essere sempre meno attivi e più sedentari al quotidiano.

D’altro canto, vediamo fiorire sui social media contenuti incentrati sull’alimentazione, le diete da seguire, gli esercizi fisici da eseguire, i consigli più o meno fantasiosi per dimagrire ed ottenere un fisico più “desiderabile”. Spesso le fonti non sono assolutamente valide. Infatti, ciascuno di noi potrebbe pubblicare qualsiasi tipo di indicazioni senza nemmeno basarsi su delle conoscenze validate, però raggiungendo comunque un pubblico che si potrebbe fidare e decidere di seguire ciò che viene consigliato. Sembra assurdo però è possibile. Promettono miracoli, promuovendo polveri, alimenti, abitudini da inserire nelle proprie diete, spesso per delle collaborazioni commerciali che mi fanno molto dubitare della sincerità del messaggio. Così ci ritroviamo con delle persone disinformate e potenzialmente a rischio di adottare pratiche non adatte a loro. Ci sono le mode che tutti seguono ad un momento per poi abbandonarle prima di rivolgersi verso altre; prodotti proteici, light, privi di…, collagene ecc. E se tornassimo a un po’ di buon senso e di razionalità?

E’ vero che non tutti abbiamo la fortuna di aver ricevuto un’educazione alimentare sana e di aver goduto di un’alimentazione variegata, sana e genuina. Non tutti sappiamo le basi come un piatto equilibrato, il senso di sazietà, le giuste quantità, la qualità del prodotto, l’importanza di praticare un’attività fisica ma anche quella di amare e rispettare il cibo, di concedersi ogni tanto qualche sfizio. E’ proprio ripartendo da queste regole semplici che sono tutt’altro di dottrine prive di senso e restrizioni, che si può immaginare una società più sana e, aggiungerei, più felice. Credo che le istituzioni abbiano un ruolo cruciale da giocare nell’insegnare alle nuove generazioni queste buone pratiche per rimediare ad eventuali mancanze familiari e per crescere bambini consapevoli di quello che mangiano, in grado di ragionare, di porre i giusti limiti nei loro consumi ma anche di costruire un rapporto informato e sano con il cibo. E’ una questione di sanità pubblica che non va né sottostimata né trascurata. Un tema così importante non può non essere al centro dell’attenzione, per cui richiede una tutela effettiva.

Sapori autunnali

In poche parole… Servono meno teoremi matematici e più educazione al mangiar bene perché tutti meritiamo di ottenere il meglio dal cibo, per i nostri corpi, le nostre menti e il nostro piacere!

Lascio di seguito qualche idea di “moduli” che potrebbero aver senso insegnare oltre a delle sessioni pratiche di cucina:

  • Cos’è un piatto sano ed equilibrato? Come comporlo? In quali proporzioni e quantità?
  • Leggere le etichette delle confezioni per fare delle scelte informate
  • La stagionalità dei prodotti
  • Come funziona il corpo; quali muscoli, organi sono messi a contribuzione?
  • I prodotti controversi dannosi per la nostra salute
  • I super alimenti che sono veri alleati per la salute
  • Malattie, intolleranze ed allergie alimentari; quali diete per risponderci?
  • Impatto ambientale della nostra dieta; che scelte sostenibili fare? Come evitare lo spreco alimentare?
  • Come fare la spesa?

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