
Le sagre hanno sempre avuto per me un sapore particolare… Richiamano autenticità, orgoglio di un territorio, saper fare, condivisione e convivialità. Sono eventi che ritmano l’anno e che ritroviamo sempre con piacere, ricordandosi le edizioni passate. Se dovessimo non riuscire a partecipare ad una, ci pentiamo quasi di aver già prenotato quel week-end altrove. A settembre, forse ci piacciono ancor un po’ di più perché sono una maniera di far perdurare l’estate, delle gite fuori casa, a contatto con la natura e forse anche un po’ di illuderci che le belle giornata non finiranno mai!
Innanzitutto, le sagre sono il riflesso di tradizioni vecchie secoli che costituiscono il DNA di una città e/o di una regione. Quando uno si reca in un posto, spesso lo si associa ad una sua specialità gastronomica. Salsiccia di Bra, bistecca alla fiorentina, pesto di Pra’, culurgiones sardi, canederli trentini, sfogliatella napoletana, focaccia di Recco, pistacchio di Bronte, Parmigiano Reggiano, gorgonzola, crudo di Parma… I prodotti festeggiati sono quelli che ritroviamo al menù dei ristoranti della zona e che, per chi è esterno, rappresentano tipicità da assaggiare ad ogni visita. In questo senso, le sagre sono cultura. Testimoniano di un patrimonio locale che va fieramente valorizzato e tramandato nel corso degli anni. Le sagre celebrano sia i prodotti di per sé, come la frutta e la verdura, funghi, salumi, formaggi, vini che le ricette e modi di fare.
Una volta arrivati lì, c’è sempre quest’atmosfera familiare, informale per accoglierci ed introdurci alle festività. Spesso c’è musica, anima festaiola. E irrimediabilmente, sapori che si diffondono e che mettono l’acquolina in bocca. Varie bancarelle che sono il palcoscenico delle prelibatezze festeggiate, con professionisti appassionati ed esperti pronti a servirci, facendoci inevitabilmente assaggiare le loro eccellenze, dando informazioni, consigli, suggerendo combinazioni di prodotti e sapori. Sono momenti in cui c’è proprio la possibilità di creare un vero scambio tra il venditore e il consumatore. Da brava economista, potrei parlare di marketing emotivo che ne è la più palese illustrazione, ma mi sembrerebbe fin troppo commerciale ed austero come concetto per tentare alcuna forma di analisi. In effetti, le sagre respirano l’umanità, sono proprio l’incontro di persone unite nella voglia di assaggiare, divertirsi, curiosare, scoprire e passare del tempo insieme in questo spirito di condivisione e di divertimento. La dimensione umana è immensa. E’ precisamente per questo motivo che, oltre alla specialità festeggiata, ci riuniamo in quei eventi. Perché si trova e ritrova una forma di comunione attorno a cose autentiche, fuori da dinamiche puramente mercantili, con delle storie belle di famiglie da accogliere ed assaporare.
Ricordo di mercatini e sagre a comprare miele e formaggi, conoscere il territorio, le specificità dei prodotti, scambiare sorrisi e parole. Altre sagre ad assaggiare salumi, le castagne, prodotti dolciari di produzione propria. Assaggiare bocconi di queste meraviglie e procedere con l’acquisto di alcune, per sé o per parenti, amici. Come i ricordi di una vacanza che uno si porta a casa, questi acquisti ci accompagnano poi al quotidiano. Sono prodotti di eccellenza che vanno degustati a piccole dosi, così da far durare il piacere. E’ sempre bello spalmare marmellate artigianali e ripensare al momento dell’acquisto o meglio, dell’incontro con il produttore. Dico marmellate ma l’esperienza vale per ogni tipo di prodotto. Sanno tutti di artigianalità e di “vero gusto”, quello della natura e di gesti riprodotti per anni con amore… e sicuramente con anche un po’ di sudore!
Inoltre, visitando una sagra, si riconosce il carattere artigianale di una produzione e in qualche modo, è una forma di sostegno per la salvaguardia ed il riconoscimento di essa. Credo che sia essenziale valorizzare i mestieri attorno al cibo, innanzitutto quando si tratta di piccole realtà che ancora ad oggi hanno deciso coraggiosamente di conservare metodi di produzione antichi, di preferire la qualità alla quantità, di rispettare i cicli naturali della natura, di puntare su una visione più giusta e sostenibile per nutrire il pianeta. E’ una scommessa forte ed audace in quanto sappiamo quanto il mercato agroalimentare è competitivo e spietato. Io ammiro davvero tanto il lavoro e tutto l’impegno che c’è dietro questi artigiani del buon gusto e credo fortemente che verrebbe salutato di più. La sagra è l’occasione per incontrare chi ci nutre, ringraziarli e complimentarli a voce. Mi pare essere il minimo della riconoscenza che si meritano ampiamente. I loro non sono affatto mestieri facili e ci vuole tenacia, passione e rassegnazione per andare avanti comunque vada, tra le catastrofi naturale che accusiamo sempre più frequentemente, i nuovi trend di consumo, il rincaro dei costi e vari altri fattori che impattano fortemente le loro attività.
Perché non approfittare del prossimo fine settimana per visitare una fiera? Basta una rapida ricerca online per scoprire gli eventi in zona. L’occasione perfetta per esplorare nuovi sapori e paesaggi, in un’atmosfera che celebra i valori preziosi del cibo: la condivisione, la dedizione e la passione.
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