
5 anni fa, dopo un anno tumultuoso e personalmente provante, ho deciso di prenotare la mia prima vacanza da sola nella Sicilia orientale. 10 giorni tra Catania, Siracusa e Taormina. E’ lì che ricordo le prime volte che sono andata da sola al ristorante ma forse era già successo in passato, però è proprio lì che ha preso un’altra dimensione. Più intensa, più profonda. La prima sera è stata quella più significativa, ed, indubbiamente, più “sfidante”. Avevo prenotato questa trattoria in anticipo senza realizzare bene cosa voleva dire andare a cena da sola, innanzitutto in Sicilia, posto dello stare insieme, dall’emblematica accoglienza. Poi a Catania, città a parte, particolare, unico posto in cui non mi sono mai trovata bene con la gente. Sarà un’eccezione, un caso. La trattoria che in cui ho cenato mi aveva ispirata per il presidio Slow Food degli ingredienti usati in cucina, per la cucina profondamente siciliana ma rivisitata senza trascurare secoli di tradizioni. Ricordo del personale che si stupiva che io fossi da sola, che più volte mi aveva chiesto se volessi che loro aspettassero l’”altra persona”. E io a rispondere, “No, cenerò proprio da sola, non verrà nessuno, vi ringrazio”. Purtroppo questa insistenza mi aveva un po’ lasciata amara ma voglio ricordarmi solo della bontà del loro cibo. Lì ho assaggiato il mio primo cuscus dolce, su un letto di crema inglese con delle adorabili fragole dei boschi che nuotavano in questa felice superficie cremosa, che mi faceva pensare a quelle che coglievo nel giardino dei miei nonni.
Oggi, il solo dining è rientrato più nella norma, non è più considerato enigmatico, o strano. Uno che va al ristorante da solo può anche essere felice, ci può andare per piacere suo, senza essere qua perché non ha compagnia o perché è in spostamento professionale. E’ un fenomeno che si è diffuso e che fa parlare di sé. In effetti, ho letto più articoli che ne parlano, esponendo gli aspetti positivi di tale pratica, alcuni dei suoi motivi e le “sfide” che rappresentano per i professionisti del settore.
Io amo il solo dining, lo pratico e replico l’esperienza appena ne ho l’occasione e non solo durante le mie vacanze. Ultimamente, prenoto un tavolo con me stessa per festeggiare le mie piccole vittorie, quei traguardi che meritano di essere celebrati secondo me. Che siano grandi o piccoli. Ma anche quando non c’è niente da celebrare, solo per il piacere di cenare da sola. Per soddisfare la mia curiosità rispetto ad un posto, per arricchirmi di sapori nuovi, o semplicemente perché mi fa star bene.
E’ vero che lo stare da sola, parlo di questa solitudine voluta e ricercata, non mi è (quasi) mai pesata. Al contempo, adoro le cene animate, le riunioni con gli amici, i parenti, quando ci sono rumore, discussioni, risate che esplodono, lunghe conversazioni occhi negli occhi, gesti di amore e affetto, sere che si prolungano fino a tardi. Credo anche di preferire quei momenti di intensa sociabilità al mangiare da sola fuori casa però mi sembrano due esperienze ben distinte nelle loro caratteristiche e in ciò che uno cerca e vuole vivere.

Amante del cibo, il solo dining è un appuntamento con me stessa alla scoperta di locali che mi incuriosiscono dopo lunghe e curate ricerche che faccio sempre con una grande frenesia. Mi segno in Google Maps nella mia lista “FOOD” i posti che vorrei provare o che ho già provato e che mi hanno dato grandi soddisfazioni. Guardo un po’ il menu in anticipo ma leggo senza soffermarmi troppo sulle proposte per mantenere la sorpresa. È più per farmi un’idea dei prezzi e del tipo di cucina. Come per un viaggio, c’è l’attesa prima dell’esperienza stessa; l’impazienza, la tanta curiosità, i miei pensieri, come mi immagino il posto.
E ovviamente, c’è il durante, il clou dello spettacolo. Essere da sola mi permette di osservare tutto, a lungo, senza dovermi concentrare su una conversazione e la persona che ho di fronte a me. E’ tutto incentrato sul momento, sul cibo, l’atmosfera, il personale, la decorazione del luogo. Quando assaggio il piatto, mi focalizzo sui sapori, le sensazioni in bocca, i profumi che persistono più o meno a lungo al palato. Il vino. È un momento di contemplazione, di profonda connessione con i miei sensi. Guardo i tavoli attorno a me, le persone, il via vai dei camerieri tra i tavoli, le cucine che si intravedono. Spesso, mi sembra che il personale sia ancora più attento al mio benessere, che mi dia una maggior considerazione nel suo servirmi e farmi suggerimenti. Contrariamente a quello che si potrebbe pensare, il tempo vola pure in quei momenti. Mangio sicuramente più lentamente ancora per amplificare l’esperienza ma lo faccio involontariamente, perché è il mio ritmo quando mi trovo bene in un posto. Voglio prendere il tempo e non perdermi nulla. Per me sono momenti importanti, fuori tempo, che mi regalano emozioni di un’estrema sensualità. Mi fa rilassare, capire meglio una cucina, l’intento che c’è dietro, mi carica di ispirazione per ricette da riprodurre a casa, mi fa pensare a particolari che hanno la loro importanza, alla complessità dei mestieri della ristorazione.
Questo vagare ha anche un potente effetto su di me nello scatenare la mia creatività. Nell’osservare i tavoli, assaporare con un’estrema attenzione, essere assorbita dall’esperienza, i miei sensi sono stimolati e così lo è anche la mia immaginazione. Spesso mi sono venute in mente idee preziose da approfondire dopo, pensieri forti sul senso della vita, su ciò che conta di più. Potrà sembrare un eccesso di spiritualismo ma sento proprio che si libera una parte di me inventiva e che mi chiede di cogliere la palla al balzo per sfruttare questi momenti di ispirazione e creazione.
Certamente il solo dining non è un’esperienza che fa per tutti. È molto più impegnativo di un’uscita al cinema o al bar da soli. Ma secondo me, ciascuno la dovrebbe provare almeno una volta nella vita. Si capiscono molte cose in quei momenti e sono convinta che la compagnia del cibo è sempre gioiosa, delicata e generosa. Non delude mai. E’ come una coccola che uno si fa a sé stesso, nei giorni malinconici come in quelli più felici.
Allora per prolungare ancora un po’ la vacanza e goderci ulteriori momenti di plenitudine, perché non prenotare un tavolo per 1 persona sola in quel ristorante che desiderate provare da mesi? Settembre che rima spesso con nuovi inizi e nuove abitudini potrebbe proprio essere il momento idoneo per buttarsi e testare il solo dining!
Di seguito, qualche materiale per capire meglio, e più fattualmente, il fenomeno:
- “Sempre più persone vanno al ristorante da sole” – https://www.nssmag.com/it/lifestyle/40279/mangiare-da-soli-ristorante-tendenza
- “Embracing the solo dining trend: How to make your restaurant a go-to solo dining destination” – https://www.opentable.com/restaurant-solutions/resources/solo-dining-trends-and-tips/
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