I sapori da ricordare

Per gli irriducibili amanti del buon cibo

Mangiare con le mani; perché è un grande sì!

Lo strepitoso berliner kebap di Gemüse (Parigi, 18e)

La mia mamma si lamenta sempre quando mi becca a mangiare con le mani, a non poter trattenermi di lasciare le posate per finalmente godermi quell’esperienza! Dice sempre che non mi ha cresciuta così e che non capisce perché io lo faccia, che necessità c’è. In realtà non si tratta di una semplice abitudine che spesso viene giudicata come cattiva o come una forma di maleducazione.

E’ vero, su questo punto mamma ha ragione; non sono stata cresciuta così, non ho nemmeno ricordi dei miei o di parenti che mangiavano con le mani. Non saprei datare precisamente quando ho iniziato a farlo; credo che sia stata una cosa intuitiva che a poco a poco ho esteso a sempre più cibi, di nascosto, poi in maniera più affermata. Lo ho fatto senza pensarci troppo, senza rifletterci su a lungo, solo così, perché per certi alimenti, ha senso mettere da parte le posate. Non parlo di panini, hamburger, pizza né dei cosiddetti “finger food” dell’aperitivo che quelli, naturalmente, vengono mangiati con le mani proprio per definizione.

Intendo i cibi che di solito, per educazione, buone maniere ed abitudine, vengono degustati con le posate, come ci è stato insegnato. La mia non è una forma di ribellione verso delle usanze che mi rifiuterei di riprodurre ora che ho l’età di fare le mie proprie scelte. Si tratta piuttosto di un comportamento spontaneo, privo di qualsiasi rivendicazione. Per il puro piacere di assaporare appieno quel che mangio. Mi sono resa conto che in questo modo, la mia soddisfazione aumentava, che mi sembrava di cogliere più profondamente i sapori delle pietanze. In questo senso, qualche tempo fa, ho voluto capire un po’ meglio se fosse solo una mia percezione o se esistevano delle prove scientifiche per spiegare questo fenomeno.

Ebbene sì, esistono. A dirlo di recente è proprio una ricerca dell’Università di Nottingham1 che ne vanta i tanti meriti tra cui; una maggiore consapevolezza, sazietà, una digestione migliorata, un rapporto più sano con il cibo per citarne solo alcuni. In effetti, la mano è una parte del corpo estremamente sensibile, la cui sensibilità permette di amplificare l’esperienza sensoriale complessiva. Si percepiscono di più le consistenze, le temperature, i vari ingredienti, le loro forme. Dà una dimensione in più all’assaggio, rendendolo pure giocoso e leggermente trasgressivo. Considero anche che nella sua informalità, crei un momento più conviviale, più autentico.

Non a caso adoro il cibo del medio-oriente, zona in cui il mangiare con le mani è un fatto culturale come per noi lo è mangiare con le posate. Mi piace l’idea di questi piatti enormi che arrivano al centro della tavola, con gli ospiti seduti attorno – spesso per terra, che bello! – che prendono con le mani il cibo che viene condiviso. Questo per me è il massimo della convivialità, un ideale di pasto. Allo stesso modo, ma quanto è godurioso portare alla bocca con le mani un panino? Aprirlo come se fosse un tesoro che nascondesse mille gioielli. Anche lì c’è la dimensione del gioco che stuzzica la nostra curiosità e che ci fa tornare bambini. E’ informale, semplice, istintivo. Siamo al contatto diretto con il cibo che ci procura già di per sé delle grandi gioie.

Ho sentito di ristoranti anche di alti livelli creare delle portate fatte apposta per essere mangiate con le mani – il cameriere non vi porterà le posate, dovrete lasciarvi trascinare dal viaggio proposto dallo chef! O addirittura dei menù interamente pensati per essere mangiati senza mai usare le posate. Il ritorno di piatti che incoraggiano a fare la scarpetta ne è ancora un altro esempio. Anche il fenomeno dello street food, ormai realtà ben integrata nel paesaggio culinario, ha avuto il suo impatto in tal senso. I cibi di strada vengono mangiati direttamente con le mani per comodità; perché raramente ci sono tavoli per sederci, né il tempo per permettersi una sosta. Recentemente, ho notato un libro2 uscito poco tempo fa, che fa precisamente l’elogio di quel modo di mangiare (lo devo comprare!). Sono contenta che quelle iniziative normalizzino tale usanza e che permettano anche a quelli più timorosi di cambiare sguardo.

Se per me, questa è una delle abitudini che più amo quando mi metto a tavola, devo ammettere che non la posso riprodurre ovunque, innanzitutto nei ristoranti. A casa di amici, mi limito un po’ e al massimo, chiedo scusa e se è un problema se mangio con le mani. Ironicamente, nessuno si è mai stupito o offeso di questo mio comportamento, anzi, credo che sia liberatorio; se uno lo fa, allora scatta la cosa e tanti poi lo imitano. Perché alla fine piace a tanti mangiare con le mani, ci tratteniamo di farlo perché culturalmente non è visto di buon occhio ma in fondo, ci piace.

  1. Ricerca dell’Università di Nottingham “Baby knows best? The impact of weaning style on food preferences and body mass index in early childhood in a case–controlled sample” https://bmjopen.bmj.com/content/2/1/e000298 ↩︎
  2. Elogio del mangiare con le mani, Allan Bay – Ed. Il Saggiatore, 2024 ↩︎

Lascia un commento